Tre fasi per un cessate il fuoco, tutti i dettagli della ’road map’ di Biden
Un articolo di al-Majalla, magazine saudita con sede a Londra, chiarisce tutti i dettagli della ’road map’ in tre fasi per mettere fine alla guerra tra Israele e Hamas annunciata dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden . La prima fase dell’accordo proposto durerebbe 42 giorni e includerebbe – oltre all’ingresso di 600 camion di aiuti umanitari al giorno – il rilascio di 33 ostaggi tra donne, bambini, anziani, malati e feriti, vivi o morti. Vedrebbe il ritiro parziale delle truppe israeliane da Gaza non appena Hamas rilascerà gli ostaggi ed il ritorno degli sfollati di Gaza disarmati nelle loro case. Nel frattempo, le due parti dovrebbero negoziare una proroga del cessate il fuoco.
Secondo il rapporto, per ogni ostaggio donna o bambino rilasciato, verrebbero liberati 30 prigionieri di sicurezza donne o bambini palestinesi sulla base degli elenchi forniti da Hamas. Per ogni ostaggio malato, ferito o di età superiore ai 50 anni rilasciato, verrebbero liberati 30 prigionieri palestinesi anziani, malati o feriti. Per ogni donna soldato, verrebbero rilasciate 50 detenute, di cui 30 condannate all’ergastolo e 20 a condanne a lungo termine, sempre secondo gli elenchi forniti da Hamas. Se non ci fossero ostaggi vivi a sufficienza per raggiungere le 33 liberazioni nella prima fase, Hamas consegnerebbe delle salme. In cambio, Israele rilascerebbe i minori palestinesi arrestati a Gaza dopo il 7 ottobre.
Entro il 16mo giorno dall’inizio della tregua inizierebbero colloqui indiretti sui dettagli della seconda fase dell’accordo, sempre della durata di 42 giorni, che, secondo le linee generali, includerebbe la dichiarazione di un cessate il fuoco sostenibile, il rilascio degli ostaggi maschi, compresi i soldati, in cambio di prigionieri di sicurezza maschi e del completo ritiro delle Idf da Gaza. La fase finale dell’accordo includerebbe uno scambio di salme, un percorso di ricostruzione della Striscia della durata di tre-cinque anni supervisionato da Egitto, Qatar e Nazioni Unite e l’eventuale revoca del blocco israelo-egiziano all’enclave.
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