Il calendario della politica internazionale ha segnato in evidenza la data di martedì 5 novembre 2024. È la giornata delle elezioni americane, il giorno della verità per il duello tra Kamala Harris, candidata per il Partito democratico subentrata in corsa allo zoppicante Joe Biden, e il focoso Donald Trump, che non ha ancora digerito la sconfitta di quattro anni fa. Per l’Italia e l’Europa, chiunque vinca, non cambierà molto, almeno per quanto riguarda le politiche economiche.
I rapporti tra il Vecchio e il Nuovo Continente sono consolidati e non muteranno drasticamente. Più probabile l’influenza del nuovo inquilino della Casa bianca sui conflitti che in questo momento più riguardano il mondo occidentale: quello tra la Russia e l’Ucraina e quello israelo-palestinese che ormai vede coinvolto a tutto tondo anche il Libano, con il rischio di conseguenze ancora più disastrose di quanto già non lo siano, non solo per la regione e le sue popolazioni ma per il mondo intero.
Forbes ha deciso di occuparsi proprio delle elezioni americane con uno speciale dove si valutano non solo i patrimoni dei due principali contendenti, ma anche le politiche economiche dei due partiti in lizza, le caratteristiche del corpo elettorale, e di conseguenza sociale, che li appoggia e i riflessi a più ampio raggio che possono essere determinati da ognuno dei due candidati. D’altra parte il mondo è in tempesta e la navicella Italia spesso viene sballottata da una parte e dall’altra in forza anche delle sue storiche difficoltà, ma sempre pronta a difendersi dai marosi grazie alle sue storiche risorse.
Per analizzare il momento abbiamo chiesto aiuto a Valerio De Molli, amministratore delegato di Teha, uno dei think tank più autorevoli d’Europa, che fa riferimento alla Ambrosetti e organizza ormai da mezzo secolo il Forum di Cernobbio a cui, quest’anno più di sempre, partecipano leader mondiali. Al centro della presentazione di De Molli a Cernobbio c’erano proprio i temi della pace e la proposta di una roadmap che ha fatto il paio con le proposte della regina Rania di Giordania.
Nell’intervista di copertina di questo numero 84 di Forbes, De Molli parla anche di uno dei grandi temi del nostro tempo: la crescita in rapporto alla competitività e alla produttività. Un combinato disposto essenziale per lo sviluppo, che però si innesta in un quadro italiano e mondiale complicato che passa dai rapporti del governo con i paesi del Nord Africa per il controllo dei flussi migratori e dell’approvvigionamento energetico, ma soprattutto dall’allargamento della sempre più pericolosa guerra israelo-palestinese, ora estesa anche al Libano, e dall’altra guerra, quella tra Ucraina e Russia, che non accenna a diminuire di intensità.
Sul fronte economico, a parte i problemi interni, ci sono da considerare i rapporti Italia-Cina: dal mancato rinnovo dell’adesione alla Nuova Via della Seta, che aveva portato più vantaggi concreti al Dragone che a noi, il governo deve cercare di ricostruire un rapporto con Pechino più equilibrato a livello commerciale senza innervosire gli Usa, perché comunque non possiamo fare a meno del gigante asiatico. E poi il ruolo dell’Italia nell’Unione europea: con la Francia e la Germania politicamente e socialmente molto divise e deboli, il nostro Paese potrebbe ritagliarsi un ruolo importante all’interno dell’Unione.
Nelle prossime settimane potremmo giocarci la carta del commissario europeo italiano Raffaele Fitto. Se riuscirà a convincere i partner che l’Italia è un Paese che ha voglia di sostenere la politica europea e non mettersi di traverso, potrebbero aprirsi nuovi orizzonti. Forbes è il giornale dell’ottimismo. E noi vogliamo essere ottimisti.
L’articolo Voglia di crescere in pace in un mondo in tempesta è tratto da Forbes Italia.