«La proroga concessa ai vecchi commissari Zes è in scadenza ma la struttura governativa di Palazzo Chigi non è ancora pronta. La Zona economica speciale unica, appena varata dall’esecutivo Meloni, rischia di partire già in ritardo».
Così Antonio Visconti, presidente Asi di Salerno e numero uno di Ficei, la Federazione italiana consorzi enti industrializzazione.
«Allo stato attuale, quella che sembra una grossa opportunità rischia di diventare un potenziale fallimento. Non si è ancora stabilito, infatti, quali saranno i successivi passi e che cosa si troveranno ad affrontare» spiega Visconti.
«Sono tutte da chiarire inoltre le conseguenze dell’accentramento amministrativo-burocratico. Un tema che abbiamo già sottolineato in passato e che trova concorde anche una parte del mondo sindacale. Con un’unica tecnostruttura romana sarà difficile gestire pratiche che arrivano da ogni regione meridionale che necessitano invece di centri di elaborazione e di gestione delle istanze radicati sul territorio».
«Inoltre ci sono criticità anche sul tema del credito d’imposta. A oggi non è stato ancora approvato lo schema di richiesta che, secondo quanto stabilito, ha dei tempi strettissimi. Secondo le norme attuali, infatti, bisognerebbe, entro il 15 novembre, completare gli investimenti. Ma siamo già al 27 febbraio ed è impossibile completare un’opera, che sia un capannone o una fabbrica, in soli 9 mesi».
«Ultimo, ma non per importanza, è il tema delle infrastrutture, su cui siamo fortemente preoccupati. Molti progetti finanziati dal Pnrr, tramite le Zes, sono in corso. Non vorremmo che subissero battute d’arresto. Alcuni addirittura vedono le Asi coinvolte nella gestione del cantiere con la nomina dei Rup. Allo stato attuale quindi, proprio ora che si entra nella fase applicativa del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, si rischiano possibili danni economici e la perdita di una grossa opportunità per la ripresa del Sud», conclude Visconti.