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Dal sorprendente successo alla Mostra del Cinema di Venezia all’uscita nelle sale italiane: due settimane dopo aver vinto il prestigioso Gran Premio della Giuria al Lido, “Vermiglio” di Maura Delpero arriva al cinema nella speranza di convincere anche il pubblico che non era presente in laguna nei giorni del festival.
Il titolo fa riferimento al nome del piccolo paese di montagna in cui è ambientata la storia. Siamo nell’ultimo anno della Seconda guerra mondiale, quando l’equilibrio di una famiglia viene messo a dura prova dall’arrivo di un soldato rifugiato.
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Figlia di un eccentrico insegnante, Lucia si innamora e rimane incinta del ragazzo appena arrivato: i due si sposeranno, ma la giovane avrà presto una spiacevole sorpresa che rischierà di far crollare lei e, di conseguenza, tutta la sua famiglia.
Cinque anni dopo l’esordio con l’interessante “Maternal”, Maura Delpero alza l’asticella realizzando un film profondo e personale, con il quale torna a indagare il tema della maternità, trattata sia in chiave biologica, sia attraverso una riflessione più simbolica.
Proprio quando la pace sta finalmente arrivando nel mondo, paradossalmente nella famiglia protagonista è come se la serenità creata con fatica nel corso di quegli anni andasse pian piano svanendo: la guerra diviene così un modo per riflettere sulle fragilità degli esseri umani, sulle debolezze ma anche sulla forza di cui siamo capaci in momenti in apparenza del tutto privi di speranza.