Cavalieri bianchi, aumenti di capitale, golden power. Commerzbank, determinata a mantenere la propria indipendenza, studia le contromosse per resistere a una possibile acquisizione da parte di Unicredit. La strategia del cavaliere bianco prevede l’intervento di una società amica, invitata ad acquistare un pacchetto consistente di azioni per bloccare un eventuale tentativo di scalata: tra i nomi che circolano, c’è quello di Deutsche Bank. “Ipotesi non semplicissima – osserva Marcello Messori, ex presidente delle Ferrovie dello Stato ed economista dell’Istituto Universitario Europeo – Deutsche Bank ha affrontato problemi significativi, anche di capitalizzazione. Bisogna valutare con attenzione se abbia le risorse per un’operazione così impegnativa”. Una fonte finanziaria conferma all’Adnkronos la complessità dell’operazione Deutsche Bank: “Ci sono molte incognite, soprattutto nella creazione di un player di quelle dimensioni: il surplus di personale che inevitabilmente si creerebbe, le questioni legate alla concorrenza e le esposizioni in bilancio”.
L’altra carta che Commerzbank potrebbe giocare è l’aumento di capitale. “Ma dove si trovano i fondi?” si chiede la fonte. “Bisogna trovare un investitore, e non è facile”. Un aumento di capitale da parte degli attuali soci? “È complicato – aggiunge – anche perché in Germania c’è un sistema duale, e bisogna capire se il comitato dei lavoratori sarebbe disposto ad accettare una soluzione del genere”. Resta l’estrema ratio: il Golden power. Si tratta di una normativa che consente al governo di bloccare o porre condizioni a determinate operazioni finanziarie, per motivi di interesse nazionale. “Ma dimostrare che una banca è strategica non è semplice”, spiega Gabriele Nuzzo, professore di diritto commerciale. “Per uno Stato, dire che una banca è fondamentale rispetto a un’altra non è mai una mossa elegante: tutte le banche, in teoria, dovrebbero essere considerate uguali. Su che base si potrebbe affermare che Commerzbank è strategica?” Anche perché, a livello europeo, si è già chiarito che le fusioni non possono essere ostacolate per ragioni puramente economiche.
Anche qui, la Ceo di Commerzbank, Bettina Orlopp, ha messo in guardia sui rischi di una fusione con Unicredit: l’acquisizione, dice, potrebbe deteriorare il rating della banca tedesca. Ma secondo Moody’s, in un documento visionato dall’Adnkronos, le cose non stanno proprio così: l’acquisizione, anzi, potrebbe migliorare il rating di Unicredit senza compromettere il “profilo finanziario” di Commerzbank. “Sebbene i tempi e le modalità di un eventuale aumento dell’azionariato di Unicredit e di una possibile offerta pubblica di acquisto siano incerti -si sottolinea nel documento- non si prevede che ciò possa intaccare la solidità finanziaria di Commerzbank”. Se Unicredit dovesse riuscire nell’operazione, nascerebbe un colosso bancario europeo, “tra i primi cinque-sei per dimensioni del continente”, spiega all’Adnkronos l’economista Messori, “capace di superare definitivamente i confini nazionali. Sarebbe in linea con la visione di Draghi, e sebbene i timori dei sindacati per le possibili riduzioni di personale siano comprensibili, opporsi alla fusione in nome della ‘germanicità’ di una banca è inaccettabile”. Anche perché in gioco non c’è solo una questione economica: “Osteggiare l’operazione di Unicredit su Commerzbank? Metterebbe a rischio l’indipendenza della Bce”, ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nel corso del suo intervento alla giornata dell’economia organizzata sabato scorso da Forza Italia a Milano. “L’Ue – ha detto – garantisce l’assoluta indipendenza della Bce dai Parlamenti e dai Governi degli Stati membri. Se le operazioni di mercato fossero ostacolate da soggetti nazionali, la questione sarebbe più grande e grave visto che metterebbe in discussione l’indipendenza della Bce”.