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Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, starebbe pianificando un profondo rimpasto del management in risposta al disastroso profit warning del gruppo automobilistico. Tavares potrebbe presentare la sua proposta durante il consiglio di amministrazione in corso di svolgimento presso la sede americana di Auburn Hills (storica sede della Chrysler), tra oggi e giovedì. Gli interventi potrebbero interessare vari dipartimenti, dai team finanziari ai responsabili regionali, nonché i dirigenti dei marchi, secondo indiscrezioni raccolte da Bloomberg.
Durante la riunione, il consiglio di amministrazione potrebbe anche discutere del futuro del ceo, hanno detto le fonti. L’incontro era stato pianificato molto prima che fosse rivelato che il consiglio presieduto da John Elkann aveva iniziato a cercare un successore di Tavares, il cui contratto scade all’inizio del 2026. Elkann è anche ceo di Exor, maggiore azionista di Stellantis con il 14,3%.
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Tavares, 66 anni, noto per la sua attenzione al controllo dei costi, sta cercando di ripartire con il passo giusto dopo settimane di battute d’arresto che hanno portato la casa automobilistica a rivedere al ribasso le sue aspettative di profitto e flusso di cassa nel 2024. Il titolo (12 euro) ha perso oltre il 42% del valore dall’inizio dell’anno. La capitalizzazione è crollata a 35 miliardi. Non è ancora certo che gli amministratori sostengano il piano di riorganizzazione del ceo, sempre secondo le fonti. I membri del consiglio intenderebbero concentrarsi anche sugli sforzi di turnaround da attuare negli Stati Uniti, che restano la principale area di profitto di Stellantis, intorno al 50%.
Il produttore che negli Usa annovera tra i marchi di punta Jeep, Ram e Dodge, è alle prese con un eccesso di scorte dovuto a un’erronea politica commerciale e a un crollo delle vendite, dovuto proprio ai prezzi troppo alti a fronte di modelli meno competitivi.
Dopo la sua apparizione davanti al board, Tavares è atteso in Italia dove, l’11 ottobre, è atteso a un’audizione parlamentare conseguenza delle diffuse preoccupazioni per il calo della produzione.