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Il vincitore del Premio Strega Poesia 2024 è Stefano Dal Bianco con “Paradiso” (Garzanti, 2024, pp. 160, euro 19), che ha ricevuto quaranta voti su ottantanove espressi. Seconda Daniela Attanasio con diciassette per “Vivi al mondo” (Vallecchi, 2023), che si è aggiudicata il Premio Strega Poesia Giovani, con trentotto voti su centodue espressi da una giuria di studenti delle scuole medie superiori. Al terzo posto Giovanna Frene con “Eredità ed Estinzione” (Donzelli, 2024), sedici voti, quarto Gian Maria Annovi con “Discomparse” (Aragno, 2023), tredici voti, e quinto Roberto Cescon con “Natura” (Stampa2009, 2023), tre voti. Stefano Dal Bianco, che insegna Poetica e stilistica all’Università di Siena e si è occupato prevalentemente di Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto e Andrea Zanzotto, ha ricevuto il riconoscimento direttamente dalle mani di Vivian Lamarque, vincitrice della prima edizione, al Teatro Studio Borgna, Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” di Roma.
“In Paradiso la poesia di Dal Bianco si apre a una nuova fase, incorporando elementi di autofiction, di diario e di narrazione”, delucida la motivazione. Il vincitore è stato scelto dagli Amici della Poesia, un corpo votante composto da cento donne e uomini di cultura residenti in Italia e all’estero, che comprende anche il Comitato scientifico del Premio, composto da Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa, Mario Desiati, Elisa Donzelli, Roberto Galaverni, Vivian Lamarque, Valerio Magrelli, Melania G. Mazzucco, Stefano Petrocchi, Laura Pugno, Antonio Riccardi e Gian Mario Villalta.
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Il Paradiso è qui?
“La soluzione temporanea / di tutta questa nuvolaglia indotta di pensieri / è stare a vedere una valle con il vento e sotto il sole”. La quinta raccolta di Dal Bianco è un viaggio dentro un paesaggio estraneo ai rumori del tempo, ma su cui incombe il mondo esterno: la separazione dalla realtà è tanto silenziosa e suggestiva da risentire, per contrasto, dell’attraversamento di una valle intima, quasi confidenziale, di un panorama ameno. Magari il paradiso sta proprio nella densità della parola poetica, nella sua capacità di tenere insieme la polvere della materia coi prati inaspettati dell’immaginazione, ma senza rimuovere il dramma individuale tantomeno quello collettivo, sempre presenti al poeta sebbene relegati sullo sfondo di un campo visivo che si è sollevato, affrancandosi da certe “inadempienze” dell’identità.
“Il tempo di aspettare il cane Tito / che torni dalla sua perlustrazione / al margine del prato / non è diverso / da quello della mia intera vita / e anche più (…)”. È risaputo, a partire da “Prove di libertà (Mondadori 2012), quanto Dal Bianco si sia rivolto al filosofo armeno Gurdjieff, coevo di Proust e Valéry, stando al cui pensiero l’individuo vivrebbe in sonno e in sogno gran parte dell’esistenza, risvegliandosi solo talvolta e per attimi improvvisi. Sarebbero le intermittenze del cuore proustiane, dunque, a ridestare la persona da automatismi e falsi moti di coscienza, intermittenze suscitate, secondo Gurdjieff, dall’esercizio riflessivo e dall’acquisizione di una saggezza.