3′ di lettura
La pubblica amministrazione deve essere il miglior alleato di qualunque governo e Parlamento. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini , ne parla al meeting di Rimini durante un panel da titolo “qual è il volto buono della pubblica amministrazione?”. “La Pa dovrebbe essere il miglior alleato di qualunque governo o parlamento. Perché deve attuare scelte destinate a cambiare le nostre vite. La pubblica amministrazione deve fare in modo che le scelte si traducano in azioni per i cittadini. Possiamo scrivere in Gazzetta che un certo rimborso deve arrivare in quella data ma non succede se poi non c’è l’amministrazione che ci pensa. Si tratta di una sorta di passo a due tra istituzione e amministrazione per realizzare la coreografia dei servizi, dei diritti. Non si può se non c’è la scuola, la protezione civile, i vigili del fuoco. E’ un modo per realizzare il processo democratico che altrimenti è interrotto”.
«ll sentirsi rappresentati spingeva di più a votare ma anche a contribuire per la collettività»
E proprio parlando del processo democratico Ruffini offre il suo punto di vista sull’astensionismo: “era minore con il sistema elettorale proporzionale, ma era minore anche l’evasione fiscale. Come se, ma è un dato tutto da dimostrare, il sentirsi rappresentati spingesse di più a votare ma anche a contribuire per la collettività”. Ruffini torna anche sulle richieste dell’amministrazione finanziaria: più personale dedicato (anche per il recupero dell’evasione) e, fondamentale, più personale formato: “Grazie dell’invito coraggioso, – scherza con il moderatore riferendosi al titolo del panel – ma il volto buono dell’amministrazione non lo assocerei all’Agenzia delle Entrate. Ma l’Agenzia, dalla visuale che ho l’onore di poter fruire da qualche anno, è un pezzo importante della pubblica amministrazione. Pagare le tasse – ribadisce – non è piacevole per nessuno ma farle pagare è altrettanto non piacevole. Un ruolo non compreso ma che sarebbe il caso di conoscere. Perché esiste chi fa pagare le tasse? L’amministrazione finanziaria è la più importante infrastruttura pubblica del Paese perche’ garantisce risorse a tutte le infrastrutture del Paese. Senza risorse non si possono fare scelte ne realizzarle. Si tratta di un’infrastruttura che deve essere conosciuta: un ponte per unire due sponde. Come tutte le infrastrutture, come un ponte, ha bisogno di investimenti, cura, attenzione, di formazione delle persone”.
Loading…
Investire sul personale della Pa
“Noi – spiega ancora Ruffini – alla fine del 2021, quando ricominciarono i concorsi, avevamo una pianta organica ridotta circa del 30%: eravamo 30.000 su una pianta organica di 45.000. Mancavano risorse e questo influiva anche sul recupero dell’evasione fiscale”. Ma c’è anche “il problema del passaggio di testimone: c’è il tema della formazione. Stiamo per far entrare 11mila nuovi colleghi, hanno bisogno della formazione di colleghi più esperti che possono accompagnarli. Serve l’elemento umano: ma se è uscito, se è in pensione, c’è una difficoltà maggiore di inserimento delle nuove leve. E’ quindi necessario un investimento e concorsi pubblici. L’anno scorso abbiamo avuto 100mila partecipanti per 4.000 posizioni. Ma è solo uno dei temi che si pone per la reintegrazione delle piante organiche. Il secondo è la capacità di trattenere le risorse. Nell’amministrazione finanziaria servono figure particolari, non solo funzionari tributari, pensiamo agli analisti informatici. Quante offerte può ricevere un giovane nel mercato privato? Come trattenerli? Non solo in modo economico (è una partita non giocabile). Ma con una maggiore elasticità nella presenza in ufficio. Bisogna guardare con occhi diversi alle nuove generazioni: non possiamo depauperare il sistema pubblico. Dobbiamo inserirli ed avere la capacità di trattenerli”.
Gli fa eco Roberto Garofoli, presidente di Sezione del Consiglio di Stato: “Oggi tra gli affanni della finanza pubblica e la stretta Ue ai vincoli fiscali, la vulnerabilità del sistema produttivo italiano impone l’azione. Si sta anche allentando la globalizzazione che ci aveva dato il dividendo della pace: tra queste cose importare a basso costo gas ed energia. Non è più scontato. Quindi il sistema istituzionale deve funzionare meglio. Anche per una ragione politica: ci sono studi che attestano relazione tra andamento dell’economia e la partecipazione democratica. Ci sono tassi preoccupanti di astensionismo di chi non vive in una situazione di benessere e non confida più nel sistema istituzionale”.
“E’ essenziale che il settore pubblico funzioni bene anche per le aziende – sottolinea Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere – Si è fortemente disinvestito sul personale della Pa al quale però è riconducibile il 14-15% del Pil”. E soprattutto non si è tenuto conto delle diversità: le pubbliche amministrazioni sono 2.200 a livello nazionale e 19.600 a livello territoriale. L’errore è voler prevedere regole unitarie per situazioni del tutto diverse: una piccola azienda con un dipendente non può essere trattata come chi ha migliaia di dipendenti. Così si arriva a paradossi. Bisogna invece puntare nuovamente sulle persone e sulle nuove competenze e su regole che tengano conto della diversità delle situazioni”.