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False attestazioni per ottenere il reddito di cittadinanza non dovuto: per questo va a processo Riccardo Bossi, il primogenito del Senatur fondatore della Lega Nord Umberto Bossi. La decisione è stata presa nell’udienza davanti al Gup del Tribunale di Busto Arsizio, in provincia di Varese. A chiedere il processo è stato il pubblico ministero Nadia Calcaterra mentre i legali di Bossi, che non era in aula, hanno chiesto (e ottenuto) l’ammissione al rito abbreviato, rito alternativo che garantisce per legge uno sconto di pena di un terzo in caso di condanna.
Inps parte civile
L’Inps si è costituita parte civile. La prossima udienza è stata fissata al 14 gennaio 2025, in quella data è prevista la discussione del procedimento ma potrebbe arrivare già anche la sentenza. Bossi jr non ha mai commentato le accuse a suo carico e davanti ai pm si è avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo gli inquirenti tra il 2020 e il 2023 ha incassato indebitamente il reddito di cittadinanza. Stando a quanto ricostruito dal Pm Calcaterra il figlio del Senatur ha percepito 280 euro ogni mese per 43 mensilità per un ammontare complessivo di 12.800 euro. L’erogazione del reddito di cittadinanza era collegata al canone di locazione di un appartamento. Appartamento dal quale, però, quando gli inquirenti hanno iniziato gli accertamenti Bossi era già stato sfrattato da un anno in quanto moroso: non aveva pagato l’affitto. Di qui la contestazione.
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Nel 2020 era stato denunciato per non aver pagato un conto di una cena a base di champagne
Riccardo Bossi non è nuovo a vicende giudiziarie di questo tipo. Nel 2020 era stato denunciato per non aver pagato un salatissimo conto di una cena a base di champagne in un noto ristorante di Milano. Poche settimane prima aveva fatto la stessa cosa a Firenze. Nel 2014 era stato condannato dal tribunale di Busto per il mancato pagamento del conto in una notissima gioielleria della cittadina del varesotto, dove aveva acquistato un prezioso orologio e altri gioielli tra i quali un collier in oro del valore di svariate migliaia di euro. Nel 2017 era stato condannato dal tribunale di Varese per non aver saldato conti relativi a lavori eseguiti in casa (si parla dell’installazione di luci a led) e alla manutenzione dell’auto (il cambio delle gomme).