Per celebrare quarant’anni di
creatività (era il 1984 quando usciva il suo primo disco
‘…Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film’) il 21 novembre
inaugura al Museo della Musica di Bologna ‘Rio Ari O’, la mostra
che – ricordando l’introduzione del suo primo successo, ‘Ci
stiamo sbagliando’ – racchiude quarant’anni di creatività del
cantautore bolognese Luca Carboni. Lo ha reso noto lo stesso
artista questa sera sulla sua pagina Facebook.
Prodotta da Elastica e curata dal giornalista e critico
d’arte contemporanea Luca Beatrice, l’esposizione, che sarà
visitabile fino al 9 febbraio, celebra la sinergia tra musica e
arte visiva, mostrando come ogni album di Carboni sia stato
accompagnato da una produzione fatta di disegni, schizzi e
dipinti che raccontano il processo creativo dietro ogni brano,
concerto o tour. “La pittura ha accompagnato tutti questi miei
anni di musica come un diario di immagini e visioni: personale,
intimo, privato, mai messo in mostra, fatta eccezione qualche
disegno finito sulla copertina di dischi”, spiega Carboni.
L’iniziativa di Bologna Città della Musica Unesco è organizzata
con il sostegno della Regione Emilia-Romagna e con il patrocinio
del Comune di Bologna.
In un’intervista di un paio di settimane fa al Corriere della
sera, Carboni aveva spiegato a Walter Veltroni il perché del suo
allontanamento dalle scene e dai social per più di due anni: un
tumore al polmone. “Un po’ di tosse che non passava, la
decisione di fare una lastra. Uno choc. Sono rimasto senza
parole, quella malattia sta nella nostra vita, ma pensi che a te
non toccherà mai. Improvvisamente tutto è cambiato. Stavo
registrando un album nuovo, avevo già definito dieci pezzi tra
cui il singolo ‘Il pallone’ e un altro che sarebbe dovuto uscire
quell’estate, una canzone, a cui tengo moltissimo, che avevo
scritto nel 1986 per proporla a Vasco e che poi avevo deciso di
incidere personalmente: ‘Rimini d’estate’. Avevo previsto
l’album e poi il tour. Invece, in pochi minuti, tutto è
cambiato. Dalla scelta dei brani sono passato alla scelta delle
terapie per sopravvivere. Il tumore era grande, difficile da
operare. Ora ho tanta voglia di ritrovarmi in mezzo alle
persone”.
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