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New York – Ci eravamo sbagliati. Barbenheimer non è solo il fenomeno che salda e contrae i titoli di due studios concorrenti, Barbie (Warner Bros.) e Oppenheimer (Universal), usciti entrambi il 21 luglio dello scorso anno, ma un’invasione di cristalli alla Monolith Monsters, replicabile ogni estate: mentre il meteorite del film di John Sherwood potrebbe pacificamente prestare il fianco alla coppia più glam di Hollywood – Blake Lively e Ryan Reynolds, sposati dal 2012, quattro figli, patrimonio intorno ai 400 milioni – il sonnolento deserto del Sudest che ne dava l’ambientazione riflette in pieno lo stato del box office 2024, a cavallo del boom di Deadpool & Wolverine (Marvel Studios/Disney), oltre 1 miliardo di dollari d’incasso nel mondo, e “It Ends With Us – Siamo noi a dire basta”, dal 21 agosto prodotto da Sony Pictures, costato 25 milioni di dollari e a quota 50 nel solo weekend d’apertura in Nord America.
Blake Lively e Ryan Reynolds
Da una parte, Reynolds, genio del marketing dietro Aviation Gin, Mint Mobile e infinite business ventures; dall’altra, Lively, carriera anticonformista (da surfista braccata dagli squali in Paradise Beach al ritratto di una donna d’inizio Novecento intrappolata in eterna ventinovenne, in Adaline), imprenditrice, paladina dei diritti delle donne, amica-confidente di Taylor Swift. Stando a The Hollywood Reporter sono loro, Lively-Reynolds, i nuovi Barbenheimer dell’industria, e ricordano, in parte, un’altra ex coppia esplosiva, Bruce Willis-Demi Moore, che negli anni Novanta se le suonava in tandem a colpi di 58 minuti per morire, sequel di Die Hard, e Ghost. Marketing o forza del destino?
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Solo pochi anni fa, rileva il New York Times, Colleen Hoover vendeva già più libri del Dr. Seuss, papà del Gatto col cappello e del Grinch, e di James Patterson e John Grisham messi insieme. Non è un caso, quindi, che l’adattamento di uno dei suoi best seller abbia come testimonial proprio Blake Lively, star e produttrice esecutiva di It Ends With Us. Ha inseguito da tempo la strada del melò e, in particolar modo, quella di Lily Bloom, fioraia con business nascente a Boston e un fidanzato neurochirurgo (Justin Baldoni, qui attore e regista) simile nei comportamenti al padre violento di Lily. In un paesaggio di armonia e terrore, seconde opportunità e indicibili paure, Lily Bloom trova nell’ex boyfriend Atlas (Brandon Sklenar) il suo angelo custode. O la sua coscienza. “Abbiamo bisogno di valori. Questa è la ragione per cui faccio un certo tipo di cinema” commenta Baldoni. “Siamo un paese che per troppo tempo ha vissuto di cibo spazzatura e benzina dell’odio. I film hanno il potere di risvegliare le coscienze”.
L’abile uso dei social media da parte di Hoover, madre texana di tre figli, passato da assistente sociale, ha contribuito a far crescere in breve tempo il numero di seguaci del romance; le vendite sono aumentate vertiginosamente durante la pandemia, quando i suoi libri sono diventati un caso su BookTok, la subcommunity di TikTok, insieme ai nomi di Lily e Atlas, destinati a spiccare il volo. Con i profitti dei primi romanzi, la famiglia Hoover ha demolito il vecchio fienile e costruito una casa accogliente a un piano con un angolo-scrittura vista ranch.
“Il cinema per me rimane casa” racconta Lively. “Il mio primo ruolo è stato quello di Trixie, la Fatina dei Denti nel musical per famiglie Sandman, diretto da mio padre. Se veniste nel mio soggiorno, proiettato alla parete, vedreste sempre un grande classico. Questo mestiere è un autentico piacere e It Ends With Us è uno di quei film che, alla fine dei miei giorni, guardandomi indietro, potrò dire di essere fiera di aver girato e prodotto”.