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Il rapporto Draghi non fa sconti al settore spazio europeo: finanziamenti troppo bassi, circa il 15% di quelli Usa, modello di assegnazione dei contratti obsoleto, frammentazione, mancanza di un mercato unico. Tutto questo ha già fatto perdere posizioni all’Europa e continua a creare ritardi, che rischiano di creare un problema strutturale, e soprattutto definitivo, in un campo che accelera con sempre maggior vigore in questi ultimi anni.
Tutto giusto. Sul banco degli imputati, in prima fila, il sistema di governance che alimenta la frammentazione adottato da Esa, l’Agenzia spaziale europea, attualmente con 22 Stati membri, attiva dal 1975 e che ha portato l’Europa, fino a qualche anno fa, in posizione leader nello spazio.
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Esa lavora da sempre con il modello di affidamento e finanziamento del ritorno geografico: in modo un po’ semplicistico possiamo dire che ogni Stato contribuisce ai programmi Esa con un finanziamento che, a titolo di esempio, attualmente per l’Italia è di 3,5 miliardi per il periodo 23-28. Gli Stati membri, a loro volta, reclamano di poter avere indietro in commesse industriali una quantità di fondi comparabili. Questo modello, peraltro, non è solo di Esa ma anche di altri organismi scientifici o tecnologici europei e ha permesso, in passato, ai tanti piccoli Stati membri di partire quasi da zero e formarsi una competenza spendibile nel mercato spaziale internazionale. Tipico esempio la Danimarca che ha sviluppato competenze importanti nel campo del software di missione e della strumentazione. Di fatto possono “far da soli” solo i francesi e gli italiani, che hanno la filiera completa spaziale: dalla costruzione di lanciatori, oggi in difficoltà, alla capacità di lancio e controllo, costruzione dei satelliti da mettere in orbita e gestione del flusso di dati. Senza geo ritorno prenderebbero praticamente tutti i contratti, assieme alla Germania. È servito quindi questo modo di fare, ma oggi si sta dimostrando farraginoso e lento e non funziona più, tanto è vero che l’Europa è in grande ritardo nel campo dei lanciatori.
Il rapporto Draghi propone di rivederlo gradualmente, qualunque cosa questo voglia dire. Benissimo, ma il problema è capire come si può fare, e forse anche se.
Non è chiaro poi come mai non venga esplicitamente citata l’altra, importante, Agenzia dell’Unione europea: Euspa, che gestisce il programma spaziale del Consiglio europeo. In pratica, nel passato, la Commissione prende la decisione politica, come per esempio è stato per il sistema di geo posizionamento Galileo, vero vanto per l’Europa. Esa viene usata dalla Commissione in questo caso, e altri, come ente tecnico e appaltante per le gare europee, la gestione politica, diciamo così, del prima e del dopo rimane a Euspa. Se poi ci aggiungiamo l’aspetto militare dello spazio, oggi sempre più importante e che non a caso viene trattato nella relazione spesso assieme alla parte spazio, il quadro si complica ulteriormente.