A Piazza Affari Tim scivola in fondo al listino, giù le banche
A Piazza Affari, acquisti su Nexi che chiude da prima della classe (+2,43%). Bene il comparto energetico (con l’Euro Stoxx 600 utilities tra i migliori a +0,94%). A guidare i rialzi Hera (+1,4%), Enel (+1,04%) e Terna (+1,03%). Giù le banche con Bper che scivola a -1,24%, seguita da Mps (-0,43%); chiude in fondo al listino Tim (-1,45%) dopo i rialzi della mattinata in scia all’accordo per l’uscita definitiva dal capitale di Inwit (+0,39%). L’accordo prevede la vendita al fondo Ardian della quota residua pari al 10% detenuta in Daphne 3, holding che possiede il 29,9% del gruppo delle torri di trasmissione per le tlc, e si basa su una valutazione delle azioni Inwit pari a 10,43 euro, comportando per Tim un incasso, aggiuntivo rispetto alla guidance 2024, di circa 250 milioni di euro, tenendo conto dell’indebitamento netto esistente a livello di Daphne 3. Buona performance per Prysmian che sul finale incrementa i guadagni e chiude a +1,29%. A supportare il titolo la vittoria di una causa negli Stati Uniti, che gli è valsa un risarcimento pari a 96,5 milioni di dollari. Secondo Intermonte la notizia «conferma come la protezione dei segreti commerciali sia tutelata sul maggiore mercato in cui opera la società». Il risarcimento, notano inoltre gli analisti, è pari a circa lo 0,5% della market cap di Prysmian.
Petrolio ritraccia dopo il rally
Prezzi in calo per il greggio, dopo il rally della vigilia. Il Brent era salito infatti di oltre il 3%, inanellando la quinta sessione consecutiva di rialzi. «Malgrado l’Opec abbia rivisto al ribasso i consumi per quest’anno, continuano a prevalere i timori per l’escalation in Medio Oriente, dove si ritiene imminente un attacco dell’Iran su Israele», dicono gli analisti di Mps. In calo anche l’andamento del gas Ttf, appena sopra la soglia dei 39 euro al MWh: «Malgrado l’intensificarsi delle azioni militari – dice Mps – Russia e Ucraina hanno dichiarato di voler mantenere i flussi di gas verso l’Europa tramite lo snodo di Sudzha».
Oro mantiene le posizioni dopo prezzi produzione e con tensioni geopolitiche
Mantengono le posizioni i prezzi dell’oro, sempre spinti dalle le crescenti preoccupazioni per una potenziale guerra totale tra Israele e Iran. «I media continuano a suggerire l’alta probabilità di un attacco iraniano contro Israele come ritorsione per il recente assassinio di alleati di Teheran. Una simile mossa potrebbe innescare un conflitto aperto con conseguenze geopolitiche ed economiche imprevedibili per la regione e non solo, portando a un aumento della domanda di beni rifugio come l’oro», notano gli analisti di ActivTrades. Inoltre, la conferma del rallentamento dell’aumento dei prezzi che dà alla Federal Reserve più spazio per tagliare i tassi di interesse, pesa sul dollaro e sui rendimenti dei titoli del Tesoro, favorendo i prezzi dell’oro. Nella seduta di lunedì i contratti spot hanno chiuso al livello record di 2.472 dollari l’oncia ed è scambiato ora poco sotto. Il massimo intraday è a 2.483 dollari l’oncia, toccato il 17 luglio scorso.
Yen ancora debole, in rialzo la sterlina
Sul mercato valutario, l’euro si rafforza leggermente contro il dollaro, ma senza scossoni, in attesa che si chiarisca il quadro dell’economia Usa. Continua a rimanere protagonista lo yen che, dopo l’indebolimento registrato nella seduta di lunedì, prosegue la stessa tendenza. «Le dichiarazioni di estrema cautela nella fase di rialzo dei tassi rilasciate la scorsa settimana dalle autorità monetarie continuano a condizionare la valuta nipponica, che risente anche del dato sui prezzi alla produzione giapponesi inferiore alle attese», dicono gli analisti di Mps. Bene la sterlina che si è apprezzata in scia al dato sulla disoccupazione. La forza della valuta britannica, notano gli analisti di ActivTrades, è legata anche alle «dichiarazioni aggressive di Catherine Mann della BoE, che ha messo in guardia contro l’autocompiacimento nonostante i recenti cali dell’inflazione, sottolineando che le pressioni inflazionistiche rimangono forti». Anche nel Regno Unito, arriveranno mercoledì i dati sull’inflazione, con l’indice atteso al 2,3% dal 2%.
Spread chiude in calo, rendimento decennale sotto il 3,6%
Chiusura in leggero calo per lo spread tra BTp e Bund in un contesto di generale flessione per i rendimenti sulla curva euro. I dati sui prezzi alla produzione Usa hanno tranquillizzato i mercati sull’andamento dell’inflazione in vista di un possibile taglio dei tassi da parte della Fed, favorendo gli acquisti dei bond governativi. A fine seduta il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005560948) e il paris cadenza tedesco si è attestato a 141 punti, dai 144 punti di lunedì sera. Scende, più nettamente, il rendimento del BTp decennale benchmark che ha segnato un’ultima posizione al 3,57%, dal 3,64% del riferimento precedente.