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Attento al passato, lucidissimo nell’interrogare il presente, a un secolo dalla scomparsa Ferruccio Busoni (1866–1924) resta un intellettuale di grande modernità. Pianista, compositore, saggista gli è intitolato il Concorso Pianistico Internazionale Ferruccio Busoni a Bolzano, che appartiene al World Federation of International Music Competitions (WFIMC). Un pianista rigoroso e creativo, pari a Liszt, con un’idea della musica etica come si legge nei suoi scritti su Bach, Mozart, Beethoven; il concorso pianistico Busoni è l’incarnazione di un manifesto artistico, di una visione per il futuro della musica stessa e si stacca da tanti altri per la sua unicità.
Venti, trent’anni fa le competizioni musicali erano lo strumento che permetteva ai candidati visibilità e carriera; oggi per le varie opportunità di comunicazione molti concorsi sono diventati fine a sé stessi. «Ci sono candidati che per anni partecipano e vivono, anche economicamente, di competizioni; in questo modo il giovane musicista rischia di perdere la propria identità per diventare come vogliono le giurie» racconta Peter Paul Kainrath, Presidente Concorso Busoni e di WFIMC «Dobbiamo sensibilizzare i candidati a non farsi sfruttare dal sistema per preservare la propria personalità artistica. Si possono intraprendere tre concorsi internazionali ma pensarli come fossero esecuzioni in luoghi prestigiosi per farsi conoscere».
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Busoni e i giovani
Il Concorso Busoni si svolge in due anni, i candidati si esibiscono due volte, è il Glocal Piano Project che si svolge in 12 città. La performance dei candidati, registrata da un team di esperti, è disponibile in streaming sulla piattaforma del concorso e valutata da una giuria internazionale, oltre che dal pubblico online. Al termine del GPP verranno individuati i finalisti che nel 2025 parteciperanno alla finale.
Sempre nel nome di Busoni a Bolzano ci sono due orchestre giovanili residenti; la European Union Youth Orchestra -che quest’anno debutta alla Carnegie Hall di New York- e il 2 settembre sarà diretta da Sir John Eliot Gardiner, musiche di Schönberg, Wolf, Webern, Enescu e “Streichquartett d-moll D. 810 – Der Tod und das Mädchen” di Schubert nella trascrizione di Mahler. L’altra orchestra, fondata da Claudio Abbado è la Gustav Mahler Jugendorchester che sarà diretta da Ingo Metzmacher in due concerti con brani dal Parsifal di Wagner, la “Sinfonia n. 3 in re minore, WAB 103” di Bruckner, le ouvertures di “Leonora e Coriolano” di Beethoven, la “Sinfonia n. 8 in do minore” di Šostakóvič, il “Fünf Orchesterstücke di Schönberg e un ricordo “agli infiniti possibili” dell’architetto Carlo Scarpa di Luigi Nono, 20 e 22 agosto.
Busoni e i suoi amici
L’artista credeva nell’amicizia come nella musica. Fra i più cari Umberto Boccioni che lo ritrasse nel 1916 – il quadro è alla Gam di Roma- ed Elias Canetti che cita il compositore in “La lingua salvata”. Alla Galleria Civica di Bolzano la mostra, realizzata in collaborazione con la Staatsbibliothek di Berlino, svela le ricche relazioni del compositore: riproduzioni su pannelli esplicativi dei materiali del lascito di Busoni che comprendono raccolte fotografiche, partiture annotate e lettere che il maestro scambiò con protagonisti e mecenati del mondo musicale del suo tempo. Un pianoforte meccanico a rulli dell’epoca permette inoltre di riprodurre alcune esecuzioni registrate da Busoni stesso, per ascoltare un’eco del suono del grande maestro. Filippo Gorini considera Busoni uno dei suoi punti di riferimento; il talentuoso pianista, 29 anni, nell’ambito della residenza artistica al Bolzano Festival Bozen, suonerà e dialogherà con il pubblico proponendo nuovi formati di ascolto; Gorini ha scelto Bolzano per il debutto del suo nuovo progetto “Sonata for 7 Cities”: una tournée fra Vienna, Hong Kong, Cape Town, in cui l’artista si fermerà un mese concentrandosi non solo sulla performance ma anche sull’insegnamento, l’educazione alla musica nei tanti luoghi delle comunità.