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Scioperi, mancati accordi sindacali sul lavoro, cancellazione di ordini, caos per le inchieste sulla sicurezza dei voli, ritardi nella produzione, rischio declassamento dalle agenzie di rating e tracollo del titolo in Borsa. Nell’anno orribile di Boeing arriva inevitabilmente anche una misura shock sul costo del lavoro: il nuovo ceo Kelly Ortberg ha annunciato un piano per ridurre del 10% la forza lavoro, circa 17mila posti, nel tentativo di ristrutturare l’azienda, riducendo i costi e migliorando la produzione dei suoi aerei, segnata da numerosi ritardi.
L’annuncio
In un memo ai dipendenti di Boeing, Ortberg, che ha assunto la carica di ceo ad agosto, ha affermato che l’ultimo bilancio positivo per l’azienda risale al 2018. L’annuncio giunge mentre Boeing è alle prese con un costoso sciopero, iniziato quasi un mese fa, quando i membri del maggiore sindacato dell’azienda, l’International Association of Machinists, che rappresenta 33mila lavoratori, hanno rifiutato l’offerta per il nuovo contratto di lavoro.
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Programmi aggiornati
Ortberg ha anche annunciato «alcune decisioni difficili e diversi aggiornamenti dei programmi», tra cui un ulteriore ritardo della prima consegna del modello 777X dal 2025 al 2026. Il modello era stato originariamente presentato nel 2013 come successore del diffusissimo 777, con una data di entrata in servizio iniziale fissata al 2020, ma è stato rallentato da gravi ritardi nello sviluppo e nella certificazione, oltre che da difficoltà simultanee con altri tipi di aeromobili. «La nostra azienda si trova in una posizione difficile ed è difficile sopravvalutare le sfide che dobbiamo affrontare insieme», ha dichiarato Ortberg nel messaggio. «Oltre a navigare nell’ambiente attuale, il risanamento della nostra azienda richiede decisioni difficili e dovremo apportare cambiamenti strutturali per garantire che possiamo rimanere competitivi e offrire ai nostri clienti un servizio a lungo termine».