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La Cina ricorre all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) contro la decisione dell’Unione Europea di imporre pesanti dazi sui veicoli elettrici importati nel Vecchio continente da Pechino, inasprendo una disputa che sta mettendo a dura prova relazioni già difficili. Secondo un comunicato del ministero del Commercio, la seconda economia del mondo ha presentato il caso al meccanismo di risoluzione delle controversie della Wto. L’obiettivo è quello di «salvaguardare i diritti e gli interessi di sviluppo» di un’industria dei veicoli elettrici che continua a crescere a ritmi incredibili.
In luglio, per la prima volta, le vendite di auto elettriche a batteria (Bev) e plug-in (Phev) hanno varcato la soglia del 50% (50,7%) dei volumi sul mercato cinese. Sono state vendute 1,72 milioni di vetture, in calo complessivo del 2,8% rispetto all’anno precedente e del 2,6% rispetto a giugno 2024. Ma le elettriche hanno registrato un +37% a 878mila unità (482mila Bev, +14,3%, e 396mila Phev, +80,4%). E l’export è balzato del 20%.
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Tornando al ricorso, «la conclusione provvisoria dell’Ue è priva di fondamento giuridico e fattuale», ha dichiarato un portavoce. «Ha violato gravemente le regole della Wto e ha minato la cooperazione globale per affrontare il cambiamento climatico. Esortiamo l’Unione europea a correggere immediatamente i suoi errori e a salvaguardare insieme la cooperazione economica e commerciale tra Cina e Ue e la stabilità della catena di approvvigionamento dei veicoli elettrici».
La mossa era ampiamente prevedibile e rientra nel quadro della partita a scacchi diplomatica a cui assisteremo di qui a novembre, quando la decisione di Bruxelles, dopo la consultazione con i 27 Stati dell’Unione, diventerà definitiva. Le relazioni tra Pechino e l’Ue hanno toccato nuovi minimi negli ultimi mesi, mentre il blocco allinea progressivamente la sua linea diplomatica a quella degli Stati Uniti.
All’inizio di luglio l’Ue ha imposto tariffe provvisorie su alcune importazioni di auto dalla Cina, che, se definitive, porterebbero le aliquote fino al 48%, dopo un’indagine durata otto mesi sugli aiuti di Stato cinesi ai produttori di veicoli elettrici. La mossa ha provocato l’immediata condanna da parte di Pechino. La Repubblica popolare ha minacciato ritorsioni anche contro gli allevatori (carne di maiale) e i costruttori di aerei europei e ha lanciato un’indagine antidumping contro l’industria francese degli alcolici.